Il Comitato bus turistici italiani alla CameraIl Presidente, Riccardo Verona, è intervenuto in merito all'emergenza Covid




Si è svolta martedì 12 gennaio l’audizione alla commissione trasporti della Camera dei Deputati del Comitato bus turistici italiani presieduto da Riccardo Verona. È intervenuto personalmente proprio il Presidente del Comitato nato durante l’emergenza da Covid-19, che a Pullman ha dichiarato “Avevo sei minuti a disposizione, solo che per leggere la memoria depositata ne occorrevano quattordici, così ho letto un riassunto. Questa memoria è stata ripresa anche da qualche quotidiano, così magari la gente riuscirà a capire dove sono i problemi.”
La IX Commissione trasporti, poste telecomunicazioni presieduta dall’onorevole Raffaella Paita ha organizzato un’audizione sullo stato del trasporto pubblico locale con riferimento all’emergenza sanitaria. Nel proprio intervento, il Presidente del Comitato ha voluto occuparsi delle tante problematiche che, dopo lo scoppio della pandemia, affliggono l’intero settore del trasporto collettivo con autobus, ricomprendendo non solo il Tpl ma anche il comparto dei bus da turismo e quello delle autolinee di competenza regionale. Verona ha per esempio ricordato ai membri della commissione la questione del decreto legge ‘Ristori’, che ha stanziato 10 milioni di euro per le sole aziende di autoservizi con codice Ateco 493100, ossia quelle attive nel mercato dei bus scoperti, che in Italia conta poco più di un centinaio di mezzi, l’80 per cento dei quali appartenenti a una sola azienda.
È stata affrontata inoltre la questione della difficoltà di reperimento di autisti da parte delle imprese di autoservizi, in particolare da parte di quelle attive nel settore del turismo. Su questo punto, il Comitato affronta il problema con un’ottica molto lungimirante in quanto non si limita a guardare alla situazione attuale, dove la questione di fatto non esiste, ma va ben oltre. “Tu autista non puoi mica stare a casa a 700 euro al mese in cassa integrazione per un anno - spiega Riccardo Verona -. Così, alcuni vanno a fare altri lavori, per esempio a guidare i camion, spostandosi sul trasporto merci. Sarà poi difficile che questi autisti torneranno indietro. Dobbiamo avere delle risorse per preparare gli aspiranti autisti. Ma questo non possono farlo le scuole guida. Il lavoro, per esempio quello del turismo, lo deve spiegare chi lo fa. Se ci fossero dei fondi potremmo dare una professionalità all’autista. Un conducente preparato è meglio di uno non preparato”.
Altra preoccupazione esposta dal Comitato è quella relativa alla svalutazione degli autobus fermi da un anno per la pandemia. Il problema non è quindi solo il mancato fatturato, bensì anche la perdita del valore dei beni aziendali. Ai membri della Commissione è stato ricordato che per un bus da turismo, il cui costo d’acquisto varia dai 300 ai 500mila euro, la perdita di valore è del 20 per cento il primo anno e del 15 per cento annuo per gli quelli successivi. Tale svalutazione creerà un problema enorme alla scadenza del leasing e/o del riscatto, quando l’importo da versare sarà più alto del valore del mezzo stesso. “A giugno, quando riprenderanno i leasing e scadranno questi contratti, succederà un macello” spiega sempre Verona. “Normalmente, prima del Covid, se c’era un riscatto, per esempio da 100mila euro in quel momento, il pullman magari ne valeva 140mila. Quindi il bus non lo riscattavi, lo davi indietro, prendevi un pullman nuovo e la differenza tra il riscatto e il valore del pullman la lasciavi come acconto del nuovo bus. In pratica, rifacevi un leasing nuovo alle stesse condizioni. Adesso il rischio è che il pullman, che come minimo ha un anno in più, al momento del riscatto valga 90mila euro e quindi dovrai darne 10mila alla finanziaria che ti ha concesso il leasing. Ti mancherà l’acconto per il bus nuovo. E questo problema si ripercuoterà sulle case costruttrici. Se da parte dello Stato non viene creato un fondo per comprare i mezzi nuovi sotto forma di contributo, ci saranno problemi. Con un fondo s’aiuterebbero non solo le imprese di autoservizi, ma anche i costruttori. Del resto, come facciamo noi imprese di autoservizi a comprare bus nuovi se non abbiamo lavorato?”